Scritti

Carta Vetrata


Titolo:
IL DESERTO AVANZA MA PER CORTESIA... NON PIANGIAMOCI ADDOSSO

Tecnica:
n.d.

Dimensioni
n.d.

Note:
InformArt, Dic ’91

IL DESERTO AVANZA MA PER CORTESIA


NON PIANGIAMOCI ADDOSSO


Il refrain è sempre il solito: mancanza di spazi, mancanza di opportunità, mancanza di stimoli, mancanza di tempo, mancanza di tutto. Su questa “nevrosi della mancanza” si gioca la grande partita dello svicolamento, di quella sottile e perversa capacità che abbiamo di nasconderci, di defilarci più o meno silenziosamente, di ignorare l’accadere delle cose, di inventarci tanti piccoli impedimenti per giustificare la nostra limitata partecipazione (non solo fisica); a meno che non si tratti di “eventi” ai quali “non si può mancare”, ai quali si deve necessariamente partecipare perché non sia notata la nostra assenza (l’essenza è altra cosa) e dove, tra un sorriso e l’altro, si possa discorrere tranquillamente di “nulla” senza correre rischi, tanto nessuno ci sta ad ascoltare, visto che ognuno è impegnato a sventolare il proprio “io”. Ma quando siamo messi alle strette, di fronte all’evidenza di colpevoli assenze, il tempo, il tempo tiranno! è il capro espiatorio su cui far ricadere tutte le colpe. Gli spazi, invece, ci sono, pubblici e privati, le occasioni non mancano, spesso si susseguono in un accavallarsi di appuntamenti che rischierebbero, effettivamente, di scombinare il corso della nostra giornata tipo, se volessimo vedere tutto, partecipare a tutto; col risultato, alla fine, di limitare proprio il nostro impegno professionale, che di tempo ne richiede tanto. Si tratta quindi di fare delle scelte. La diserzione quasi in massa di molti “operatori di arte visiva” a tanti incontri culturali, come conferenze o altro, condotti da persone di valore e che trattano argomenti che li toccherebbero da vicino è, però, colpevole. L’arte non si fa solo per essere “appesa e guardata”, l’arte deve essere “vissuta” e “discussa”, anche e preferibilmente con gli “strumenti” adatti. Recentemente Ubaldo Badas ha organizzato, presso la Biblioteca Comunale di Villanovaforru, una conferenza su un libro postumo di Salvatore Naitza, che raccoglie una serie di scritti su momenti dell’arte contemporanea in Sardegna. Relatore Placido Cherchi. Splendido! Persone presenti, circa una trentina (non poche, considerando la distanza del luogo e le abitudini); artisti presenti sette; critici presenti, nessuno, cioè zero. Nessun commento. Mi sono ricordato, piuttosto, delle giustificazioni del genitore di un mio alunno che io ritenevo non si applicasse a sufficienza nello studio (in realtà non apriva mai un libro). Mi rispose che il ragazzo tutto il pomeriggio lo trascorreva tra un allenamento e l’altro (calcio nel campetto della parrocchia, pallacanestro e judo in altre due palestre) e quando tornava a casa, mezz’ora per la merenda, un’oretta per distrarsi con gli amici o con un po’ di musica nella sua cameretta, e poi la cena; il tempo che rimaneva per lo studio non era poi tanto, la giornata non era mica di quarantotto ore. D’altra parte non se la sentiva di stroncare sul nascere la carriera di un “probabile futuro campione”. Davanti a questa lucida rivisitazione del detto “Meglio un asino vivo che un dottore morto” non c’erano risposte.