NIVOLA, SOLO UN MODESTO ARTIGIANO?
“…Costantino Nivola, onesto scultore (o meglio artigiano) sardo/americano, ma niente di più (…). Nivola non interessa proprio nessuno, al di fuori del territorio in cui è vissuto o nato (ma io proporrei un convegno proprio in Sardegna, per analizzare la sua inattualità). Ma il fantomatico programmatore del Pac non lo capisce …” Firmato Giancarlo Politi.
Ed è subito polemica, anzi silenzio. Silenzio colpevole, per paura di inimicarsi il “superpotente” direttore di Flash Art o dovuto soltanto alla caratteristica lenta digestione di tanti intellettuali sardi, che rimandano sempre al giorno dopo interventi che poi non verranno mai? Oppure solo disinteresse, se vogliamo legittimo, della vicenda, oppure svista, dovuta forse a una lettura non sistematica della rivista o, ancora, prova di solidarietà alla provocazione di Politi? Forse non lo sapremo mai. L’articolo, apparso sulla rivista Flash Art di novembre, dove Politi stigmatizza appunto l’inopportunità della scelta dei programmatori del Padiglione d’arte contemporanea di Milano di presentare in quella sede le opere di Costantino Nivola, non è sfuggito però a Ivo Serafino Fenu che, nella pagina della cultura dell’Unione Sarda del 13 gennaio, col titolo “Nivola e il silenzio dei chierici sardi”, non solo riporta la notizia ma si pone anche tante domande non dissimili dalle nostre. Anzi fa di più, cerca di azzardare qualche risposta o di trovare qualche spiegazione.
V’è del vero nelle argomentazioni di Serafino Fenu, quando sostiene che Flash Art e il suo direttore sono amati “da coloro che sotto la sua ala protettrice sono cresciuti, talvolta prostituendosi (in senso artistico, ovviamente), pur di uniformarsi ai suoi desiderata” e odiati da quanti “artisti e critici, vorrebbero vedervi comparire il loro nome e le loro opere ma non possono”? E probabile, gli uomini sono fatti così. Certi atteggiamenti e certe conversioni, d’altra parte, sembrerebbero dimostrarlo, specie da quando la rivista ha mostrato “qualche attenzione” per le vicende dell’arte isolana. Ma Fenu pone un’altra questione, più seria: forse Politi si riferisce alla produzione più tarda dell’artista sardo, a quelle opere dislocate tra Orani, Nuoro e Cagliari, e non già a quella feconda attività degli anni ’40 e ’50 (ma anche in seguito) che lo vide a fianco di grandi maestri dell’architettura moderna (negli Stati Uniti ma anche in Italia) e in stretti rapporti, anche di amicizia, con Le Corbusier e De Kooning, per fare qualche nome. Se le istituzioni locali avessero investito i quattrini per fare una mostra di tale portata al Man di Nuoro o al Macs di Sassari anziché al Pac di Milano, conclude Fenu, avrebbero consentito ai sardi una conoscenza più complessiva dello scultore di Orani e creato l’opportunità per un dibattito “a tutto campo su un Nivola fuori dal mito e dentro la storia”.
Il sasso è lanciato, vedi le lettere sull’argomento inviate al direttore da numerosi lettori di tutta la Sardegna e che, puntualmente, vengono ospitate nel quotidiano cagliaritano.
Placido Cherchi avrebbe sicuramente qualcosa da dire in proposito, avendo dedicato a Nivola un libro (Nivola, Ilisso 1990) e latri scritti. Ma Placido, molto probabilmente, non legge Flash Art. Perché dovrebbe farlo? Non è mica un farmaco salvavita, che bisogna prenderlo a tutti i costi! Io stesso, e mentre lo dico so che saranno in molti a restare scandalizzati, ho smesso di leggerla da forse dieci anni, salvo sfogliare, senza molto entusiasmo per la verità, qualche pagina di quei numeri promozionali che mi arrivano di quando in quando.